“Negli ultimi tempi abbiamo assistito al progressivo deterioramento di molte iniziative a favore della diffusione dell’arte contemporanea nel Paese. Riviste scomparse, altre prese nelle spire dell’involuzione politica e morale, o della spietata polemica metodologica. Esistono (incredibile ma vero) riviste nate per iniziativa di professori d’università con il solo scopo di polemizzare con altri professori d’università. I critici competenti e onesti si battono sulle colonne di pochi rotocalchi (forse due soli), con una discrezione, in punta di piedi, per non disturbare troppo gli editori dei medesimi. I critici non competenti hanno in mano il novanta per cento della stampa considerando il numero delle testate, e il novantacinque considerando la tiratura. L’Italia patria di Modigliani, del Futurismo, di grandi scultori e pittori moderni, della Metafisica, è all’estremo gradino dell’incultura. (...) Questo foglio che oggi diamo alle stampe (e che volutamente intitoliamo con un sigillo debut de siècle - siamo ben poco più avanti! -), se porterà a ben piccoli miglioramenti, permetterà tuttavia ai pochi volenterosi di aprire una larga base di discussione e di contribuire allo scambio di informazioni precise e non tendenziose”, cfr., ***, Editoriale, I, n. 1 (31 gennaio 1958).
La rivista - sebbene sia stampata a Milano, dove si trovano anche gli organi redazionali - può considerarsi in buona parte “veneziana”, per la nutrita presenza di collaboratori legati agli ambienti culturali lagunari, incluso il direttore responsabile. Il foglio - vivace, anticonformista e con una grafica moderna - si interessa di questioni legate all’arte, agli artisti e all’architettura contemporanea, offrendo un’informazione puntuale e completa anche su mostre ed esposizioni (corredate da foto e riproduzioni). Il n. 2 (14 giugno 1958) è un fascicolo dedicato quasi interamente alla Biennale di Venezia e sulla necessità di un suo rinnovamento, cfr. B. Alfieri, Vendere la Biennale, e G. Marchiori, La Biennale è vecchia.