Lo scopo principale degli “Acta Provinciæ Venetæ” è quello di diramare a tutti i convegni e i luoghi di culto della Provincia di S. Antonio le disposizioni e le direttive che regolano la vita quotidiana, spirituale e didattica di tutti gli afferenti all’ordine. Nelle pagine dei vari fascicoli si alternano le lettere del padre provinciale a “padri e fratelli”, comunicazioni ed istruzioni per i vari conventi, oltre a notizie dalle missioni e cronache dai luoghi di culto. Particolarmente interessante le indicazioni indirizzate ai Padri guardiani contenute nel n. 3 (febbraio 1926): “1.- Di questo Fascicolo si legga in pubblica Comunità la Circolare, Norme disciplinari, Relazioni semestrali, pel Centenario Francescano, per la Settimana Santa, della Cronaca ciò che ò detto di Fr. Ferdinando. 2.- Raccomandiamo la diffusione del Foglietto piccolo Araldo, senza diminuire le copie de L’Araldo e degli altri foglietti di Propaganda. (...) 4.- Gli Acta Provinciæ sono per uso esclusivo dei Religiosi e non si devono dare ad estranei o lasciare in pubblico refettorio o altrove - Se ne dia copia ai religiosi professi, se ne spieghi il contenuto ai fratelli laici e terziari, se ne ponga un esemplare in archivio debitamente datato e firmato dal P. Guardiano”. Le vicende esterne alla vita monastica raramente sono trattate, fanno eccezione alcuni eventi particolari come i Patti Lateranensi e l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale: nel numero XVII, n. 4 (gennaio 1941) il Ministro Provinciale Modesto Bortoli invita a pregare per “la nostra Patria, per le autorità civili che ci governano e per i nostri soldati, perché il S. Cuore di Gesù benedica questa Terrà concedendole la grandezza della vita cristiana e con questa la vittoria, la pace, il benessere e la grandezza anche temporale”. Con l’evolversi della situazione bellica viene dedicato spazio ai resoconti ed alle notizie dei cappellani militari legati all’ordine, che seguono i destini dei soldati italiani nei vari fronti sotto varie bandiere: alcuni padri mandano notizie dal Kenia o dai campi d’internamento tedeschi, altri frati seguono invece le reclute dell’esercito fascista repubblicano nell’addestramento in Germania. Il numero XXI, n. 1 (gennaio-ottobre 1945) definito il primo della “Nuova serie” (che tuttavia mantiene la stessa struttura e veste editoriale delle annate precedenti) è interamente dedicato alla figura del Ministro Generale dell’Ordine, Padre Leonardo Maria Bello, già ministro provinciale della Provincia Veneta dell’ordine e direttore del periodico, spirato a Roma nell’ottobre del 1944. Nel primo numero “ordinario” pubblicato dopo la fine della guerra XXI, n. 2 (novembre-dicembre 1945) non si affronta direttamente la tematica della guerra civile o dell’occupazione nazista, si afferma genericamente che è stata “la guerra” a infliggere danni materiali a conventi e chiese, a deportare in Germania due cappellani militari e a incarcerare alcuni confratelli. Con la nuova veste editoriale e la fusione della Provincia gli “Atti” acquistano un volto più moderno e la struttura del giornale si fa più articolata: le notizie dalle missioni sono più complete, e si lasciano andare a qualche larvato giudizio politico, gli interventi rivolti a Padri e Fratelli del Ministro provinciale acquistano la forma di una rubrica (intitolata A colloquio con i miei Frati) più che una lettera semplicemente pubblicata su un bollettino. Ogni sommario si divide in sezioni ben definite, il n. 1 (gennaio-marzo 1948) vede evidenziate queste suddivisioni: Dalla Curia Generale, Dalla Curia Provinciale, Dalle nostre missioni, Cronaca, Bibliografia, Necrologio. L’evoluzione dello scenario politico internazionale può essere ricostruita attraverso i destini dei missionari e dei religiosi impegnati all’estero. Le missioni in Cina e Tibet vengono chiuse e i frati lì impegnati espulsi dalle autorità cinesi. Nuove missioni verranno aperte in America Latina ed in Giappone. Il n. 6 (1949) è interamente dedicato alla traslazione della salma di Padre Leonardo Bello da Roma al Convento di S. Pancrazio in Barbarano, sono inserite diverse fotografie del Padre ancora in vita e del Convento di S. Pancrazio. La vicenda di Clemente Gatti, già visitatore Generale in Romania, vede invece il religioso arrestato e condannato dalle autorità comuniste romene per “spionaggio” nel 1951; successivamente Gatti sarà scarcerato solo per morire in patria pochi mesi dopo.