Pomeriggio (Il)

Vita periodico

1914-1915

Titolo

Il Pomeriggio

Sottotitolo

Recentissime telegrafiche e telefoniche [da I, n. 95 (29 novembre 1914)] Politico - Quotidiano

Luogo di pubblicazione

Venezia

Tipografia - Casa editrice

La Poligrafica Italiana

Sede

Redazione ed amministrazione: S. Felice n. 3632 [da I, n. 95 (29 novembre 1914)] Direzione e amministrazione: S. Felice calle dela Stua

Numero pagine

4

Formato

49x34,5 [da I, n. 95 (29 novembre 1914)] 62x45,5

Prezzo

Cent. 5, a.t. £. 4, a.m. £. 1,50 [da I, n. 95 (29 novembre 1914)] Cent. 5 (cent. 10 arretrato), a.a. £. 16 (estero £. 34), a.s. £. 9 (estero £. 18), a.t. £. 5 (estero £. 9)

Periodicità

Quotidiana

Cronache locali

Si

Pubblicità

Si

Organi direttivi

Gerente responsabile: Giuseppe Bognolo [da I, n. 2 (28 agosto 1914)] Gerente responsabile: Luigi Panarotto [da I, n. 95 (29 novembre 1914)] Direttore: Giovanni Carpanese; gerente responsabile: Luigi Panarotto [da II, n. 18 (18 gennaio 1915)] Direttore: Giovanni Carpanese; gerente responsabile: Arturo Padovan

Firme e collaboratori

Marzio Pompilj, L’irredento, Remo Naupli, Marsilio, Gildo Rainer, Avv. Ugo Botti, John, E. Miari, Noi, Aurelio Bianchini, Bibliofilo, Italicus, Rosella, Nicola Cilenti, Renato Piacentini, Adriano Tilgher, Emilio Zanette, Giacomo Lo Forte, Italo Mario Sacco, Alberto Sebellin, Achille De Carlo, Eliseo Panardo, i.m.s., Salvatore Barresi, G. Ellero, Bernardo Ferretti, Enrico Cilana, Dott. Jorex, Carlo Meda, Rita Negro, Francesco Folchero, Sac. Felice Ferrario, Ferruccio Cuniolo

Profilo storico editoriale

“Se cominciassimo a dire che il nostro giornale si ripromette di colmare una lacuna, il cortese lettore si sentirebbe autorizzato a riderci sul viso. Non c’è gazzetta anemica, lanciata da scrittorelli di primo pelo, che non affermi convinta di essere predestinata a colmare qualche cosa; – perché di lacune c’è ne molte a questo mondo, e per esemplificare, coi tempi che corrono, tutte le tasche sono lacune. Ma sinceramente, in fatto di giornalismo a Venezia, si può affermare, senza timore della risatina di cui sopra, che la lacuna esiste. Non parliamo quanto alla qualità dei giornali veneziani; sono tutti grandi ed ottimi giornali. Accenniamo all’ora di uscita dei giornali cittadini: tre escono colle ultime stelle ed uno colle ultime stelle [?]. Dall’alba al tramonto il pubblico ha da stare all’oscuro di notizie, e si risarcisce solo in parte col Corriere della Sera, che è diventato la gran testa comune dell’universal gente subalpina, ma dove non si trovano però che notizie lette il mattino condite in una salsa più piccante o più dolce. Ora ciò può esser anche sopportato in tempi normali, quando sul nostro orizzonte non minacciano che o qualche sciopero, o mezza rivoluzione o un modesto scontro di treni. Ma in questi giorni, mentre la vecchia Europa, – sotto i colpi del destino che si manifesta con una inconcepibile follia di distrazione, – sta sfasciandosi o rinnovandosi, e certo mutando davanti ai nostri occhi, non è naturale che sia in tutti noi una febbre di sapere, di indovinare ad ogni costo fra le notizie frammentate che il telegrafo c’invia, come un’eco dei singulti dei morenti e del giubilo selvaggio dei vincitori? (…) Ecco perché è nato il Pomeriggio. Ma non per questo solo. Risaliamo, con una sincerità che dovrà essere apprezzata, dalle cause più umili a quelle più appariscenti. (…) D’altra parte gli avvenimenti terribili che hanno sconvolto ogni equilibrio di vita economica, per contraccolpo hanno paralizzato le energie del nostro paese, il quale se non paga (e speriamo sia escluso da ogni pericolo ormai) un tributi d’uomini al truce Dio della guerra, ha veduto però paralizzati i suoi commerci, chiuse il più delle fabbriche, aggravata la miseria, generale la disoccupazione. (…) Nell’ambito delle questioni interne, ci proponiamo una sola politica: la politica degli umili; che vuol dire la politica della fratellanza e del lavoro. (…) Con questo programma sorge il Pomeriggio il quale ha una gran voglia di vivere e di ingrandire, e di diventar un elemento non inutile della vita cittadina”, Il nostro programma, I, n. 1 (27 agosto 1914).

Le notizie pubblicate e le corrispondenze dai fronti della guerra sono molto brevi: emerge chiaramente una linea editoriale che sostiene la neutralità pur ospitando pareri di interventisti. Si interessa anche dei problemi cittadini, con dettagliate informazioni di cronaca, arte, orari ferrovie e spettacoli in programmazione. La rubrica Interessi cittadini pubblica varie liste di sottoscrizioni. Un commento critico e negativo sull’atteggiamento dei socialisti italiani e un attacco agli antimilitaristi è espresso da Remo Naupli in … Dedicato agli antimilitaristi, I, n. 14 (9 settembre 1914), che accende un dibattito sull’intervento e le diverse tendenze dell’opinione pubblica e della stampa.  Un altro dibattito che si sviluppa sulle pagine del giornale interessa la questione adriatica e la Dalmazia. Sostiene la candidatura di Bortolo Bellati nel collegio di Feltre (in opposizione al candidato socialista). Il 29 novembre 1914 nel cambiare formato la Società Editrice ricorda che “assume oggi carattere di pubblicazione duratura e si trasforma in un giornale di grande formato, assumendo anche un particolare indirizzo politico consono ai bisogni dei tempi. (…) si propone di diventare un organo della Regione Veneta ed anzi un organo Nazionale per una determinata corrente di pensiero”, mentre il nuovo direttore Carpanese sottolinea che il giornale sarà un foglio di “battaglia in nome della democrazia che crede, contro una democrazia che smarrisce ogni sua idealità, in vane formule negative; battaglia contro il cieco ed egoistico conservatorismo che ostacola una più equa legislazione in campo sociale e si oppone al libero svolgersi ed affermarsi delle organizzazioni economiche e professionali; battaglia contro le eccessive pretese d’un impronto sovversivismo, che scalzerebbe – non fermato a tempo – le basi stesse della civile società”; in seconda pagina Il nostro atteggiamento nella scena della politica veneziana, critica tutte le formazioni politiche auspicando una stagione politica per i moderati. L’editoriale In che i cristiano-sociali si distinguono dai cattolici-conservatori, I, n. 113 (17 dicembre 1914), a firma Noi,  denota un deciso avvicinamento alla tendenza sociale del cattolicesimo “solo valido baluardo al decadere del sentimento religioso, alla rovina della patria” (nei numeri successivi si confronterà con i conservatori e i socialisti; ma anche sui cattolici come massa elettorale, sottolineando le profonde distinzioni che lo separano dai modernisti). Sulla dottrina del nazionalismo, sul quale il periodico si esprime criticamente, si veda John, Il nazionalismo a caccia, I, n. 114 (18 dicembre 1914). Sul nodo interventismo/neutralismo la posizione del giornale viene espressa da R. Naupli, Nei margini della guerra. Le ragioni del nostro atteggiamento, I, n. 125 (29 dicembre 1914), dove si ricorda  che “«Il Pomeriggio», giornale cattolico, ha accettato come linea di condotta, pel periodo difficile e irto che attraversiamo, il criterio della più stretta neutralità”, diversa da quella dei socialisti, “neutralità dello spirito”. La collocazione “politica” e culturale viene ribadita da Noi, Chi sono e cosa vogliono i cristiano-sociali, II, n. 29 (29 gennaio 1915). Da questo momento iniziano ad essere pubblicati anche scritti sulle chiese veneziane, odi di preti e canonici (G. Ellero), novelle (soprattutto alla domenica), manifestando un crescente interesse nel penetrare tra le masse operaie anche attraverso la rubrica Pagine di propaganda popolare. Nel n. 81 (22 marzo 1915) una nota redazionale informa i lettori che dai primi di aprile il giornale cambierà titolo in “L’idea del popolo. Eco del movimento cristiano-sociale in Italia”; trasformazione motivata dalla legale formazione della società anonima per l’esercizio di una tipografia economica editrice del giornale, promuove delle adesioni che dovranno pervenire entro il 31 marzo. Con l’entrata in guerra anche il giornale si deve adeguare ricordando sempre le virtù cristiane che non devono offuscarsi sotto la divisa militare, i cattolici “pur non avendo nessuna responsabilità in questa guerra” si augurano che non sia pretesto per gli interventisti democratici di trasformarla in anticlericalismo, cfr. Noi, Sull’altare della Patria, II, n. 139 (19 maggio 1915), sul punto si veda anche Noi, Ancora intorno all’atteggiamento dei cattolici, II, n. 142 (22 maggio 1915). L’entrata in guerra coincide con la cessazione delle pubblicazioni.

Annotazioni

Il giornale esce tutti i giorni alle 16; dal nuovo formato sono segnalate anche una seconda e terza edizione.

Reperibilità

Biblioteca Nazionale Marciana; Museo Correr

Collocazione

Bnm: Giorn. 33

Mc: Giorn. A 26

Consistenza

Bnm: I, n. 1 (27 agosto 1914) – II, n. 144 (25 maggio 1915)

Mc: 1914-1915

Conservazione

Mediocre

Compilatore

Soggetti

Parole chiave

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